Negli ultimi anni, la questione della preservazione della fertilità, soprattutto femminile, ha catalizzato l’attenzione pubblica, sollevando una serie di interrogativi fondamentali riguardo alla maternità, all’autodeterminazione delle donne e alle complessità delle loro scelte.
La policy adottata da molte grandi aziende, come Apple e Meta, di offrire alle proprie dipendenti la possibilità di congelare gli ovociti ha suscitato dibattiti appassionati. Da un lato, c’è chi accoglie con entusiasmo l’idea, vedendola come un passo avanti nell’emancipazione femminile e nella libertà di scelta riguardo al momento di diventare genitori. Dall’altro, alcuni sollevano dubbi, sostenendo che questa pratica possa incoraggiare la procrastinazione della maternità e accentuare la pressione sulle donne nel conciliare carriera e famiglia.
Questa pratica, nota come “social freezing” o preservazione della fertilità per motivi non medici, consente alle donne di congelare i propri ovociti quando la loro fertilità è elevata, solitamente dall’adolescenza fino ai 30-35 anni, per poterli utilizzare eventualmente in futuro.
La Complessità dell’Età Fertile e l’orologio biologico femminile:
Il periodo compreso tra i 30 e i 40 anni rappresenta una fase cruciale per molte donne, poiché è il momento in cui, nella maggior parte dei casi, hanno consolidato la propria posizione socioeconomica e sono pronte per intraprendere la maternità. Tuttavia, la biologia tende ad essere spietata e a non seguire le modificazioni socioeconomiche della società.
La fertilità femminile tende a diminuire sensibilmente dopo i 35 anni quando inizia un decremento logaritmico della riserva ovarica, che è espressione del potenziale riproduttivo di una donna. A differenza degli uomini, che producono continuamente spermatozoi durante tutta la loro vita adulta, le donne nascono con una quantità finita di ovociti, che è determinata sin dalla nascita e diminuisce nel tempo a causa sia della riduzione nel numero, che del processo di invecchiamento naturale degli stessi. Ogni mese, durante il ciclo mestruale, una donna perde una parte della sua riserva ovarica quando avviene l’ovulazione e viene rilasciato un ovocita maturo. Questo processo continua fino al momento in cui la riserva ovarica si esaurisce completamente e la donna non è più in grado di concepire naturalmente. Alcune donne possono avere una riserva ovarica inferiore rispetto ad altre; in questo caso, la difficoltà a concepire è relativamente indipendente dall’età anagrafica. Oltre all’età, alcuni fattori iatrogeni possono influenzare la riserva ovarica, tra questi: fattori genetici, esposizione a sostanze tossiche, interventi chirurgici ovarici precedenti o condizioni mediche che possono danneggiare le ovaie.
Come funziona il social freezing?
Il social freezing offre alle donne la possibilità di “congelare” l’orologio biologico al momento del prelievo degli ovociti. Al contrario della fecondazione medicalmente assistita, in Italia, è possibile accedere alla preservazione della fertilità anche per le donne single o senza una relazione “stabile”.
La tecnica prevede una terapia ormonale di stimolazione ovarica, durante le quali viene monitorata ecograficamente per osservare la crescita dei follicoli. Una volta che i follicoli sono maturi, vengono aspirati per via trans vaginale eco guidata; il fluido follicolare viene esaminato al microscopio dagli embriologi e gli ovociti maturi vengono congelati attraverso una tecnica ultraveloce che li “vitrifica” e successivamente conservati in azoto liquido, ad una temperatura di circa -196°C fino a quando la donna non abbia la eventuale necessità di doverli utilizzare per ottenere una gravidanza . Il prelievo degli ovociti avviene sotto sedazione leggera e dura pochi minuti. Dopo la procedura, la donna può riprendere le sue attività normali nei giorni successivi e il ciclo mestruale riprende dopo circa dieci giorni senza conseguenze significative.
Nel counselling, è importante sottolineare che il social freezing non garantisce al 100% il successo di una gravidanza in futuro in quanto la possibilità di concepire dipende dalla qualità degli ovociti congelati, dal numero di ovociti prelevati (potrebbero essere necessarie più procedure di stimolazione per recuperare un numero congruo di ovociti) e delle condizioni cliniche della donna al momento in cui decide di utilizzarli per una gravidanza.
Il cut-off anagrafico per la criopreservazione della fertilità è di 35 anni, in assenza di altre condizioni di comorbidità che possono influenzare negativamente l’outcome riproduttivo di quella donna. Al di sopra dei 35 anni il tasso di gravidanza atteso non rende congruo il ricorso a questa metodica. Una volta crioconservati, gli ovociti “congelano” il tasso di gravidanza di quella donna al momento del prelievo ed il fattore età perde di significato.
In Italia?
A differenza della preservazione della fertilità per motivi medici, come per le pazienti oncologiche e quelle affette da malattie degenerative croniche, che tende ad essere garantita dal SSN, la preservazione della fertilità per motivi socio-economici è a completo carico della donna. Il costo della procedura è diu circa 2000 euro, a cui vanno aggiunti costi per gli esami propedeutici e l’acquisto dei farmaci per la stimolazione ovarica. Il costo annuale di mantenimento degli ovociti è di circa 300 euro l’anno). Inoltre, ci sono anche costi associati agli esami di screening diagnostico preliminare.
In conclusione
Poiché ogni donna ha una riserva ovarica e un orologio biologico unici, la decisione di preservare la fertilità attraverso il social freezing dipende da molteplici elementi individuali, compresa la qualità e la quantità degli ovociti, l’età e le circostanze personali. La consapevolezza di questi fattori può aiutare le donne a prendere decisioni informate riguardo alla loro salute riproduttiva e al futuro desiderio di avere figli. Il “fattore tempo” resta la variabile principale.