OMOLOGA
TRATTAMENTI
L'Omologa nella PMA: Una Prospettiva sulla Procreazione Medicalmente Assistita
L’omologa nella Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) è un concetto fondamentale che riguarda l’utilizzo di gameti, ovvero sperma e ovuli, provenienti da un partner o da una coppia in un trattamento di fertilizzazione assistita. Questo approccio mira a preservare la continuità genetica di uno o entrambi i partner coinvolti, consentendo loro di avere un coinvolgimento diretto nel processo di concepimento.
L'Omologa e l'Identità Genetica
L’omologa in PMA è un’opzione che si basa sull’idea di mantenere l’identità genetica della coppia durante il trattamento di fertilizzazione assistita. Questo significa che gli ovuli di una donna sono utilizzati insieme allo sperma del suo partner per creare embrioni. In questo modo, i futuri genitori saranno biologicamente legati al loro bambino.
Rispettare la Scelta dell'Omologa
La scelta di utilizzare l’omologa in PMA può essere influenzata da diverse motivazioni personali. Alcuni partner possono desiderare di preservare la continuità genetica all’interno della famiglia, mentre altri potrebbero farlo per motivi emotivi, culturali o etici. È importante rispettare e sostenere queste decisioni, in quanto riflettono le scelte individuali e familiari dei pazienti.
L'Importanza dell'Informazione e dell'Assistenza
La PMA offre una vasta gamma di opzioni, tra cui l’utilizzo di gameti omologhi o eterologhi (provenienti da donatori). Prima di intraprendere qualsiasi trattamento di PMA, è essenziale che i pazienti siano informati in modo approfondito sulle varie possibilità a loro disposizione e ricevano assistenza da professionisti medici e consulenti che possano guidarli nelle decisioni che meglio si adattano alle loro esigenze.
In sintesi, l’omologa nella PMA è un aspetto importante che riguarda la continuità genetica e le scelte personali all’interno dei trattamenti di fertilizzazione assistita. Questo concetto riflette il desiderio di molte coppie di mantenere un legame genetico con il loro futuro bambino, ma è fondamentale riconoscere che le scelte individuali variano e vanno rispettate. Il sostegno e l’informazione sono chiave per garantire che i pazienti prendano decisioni consapevoli e informate nel percorso verso la genitorialità attraverso la PMA.
INSEMINAZIONE INTRAUTERINA OMOLOGA (IUI)
FIVET - ICSI
Inseminazione Intrauterina Omologa (IUI)
Inseminazione Intrauterina Artificiale Omologa (AIH-IU o IUI)
Definizione: AIH IU o IUI, inseminazione intrauterina omologa (cioè trasferimento in utero degli spermatozoi del marito trattati in Laboratorio). Viene anche definita procreazione medicalmente assistita di I livello (PMA di I livello).
La tecnica è semplice ed è usata nelle coppie subfertili o con sterilità inspiegata.
Il razionale della tecnica è quello di
- incrementare il numero di ovociti utili per la fertilizzazione;
- aumentare il numero di spermatozoi che raggiungono le tube superando la barriera cervicale;
- correggere eventuali disfunzioni ovulatorie;
mediante una stimolazione ovarica blanda associata a trasferimento in utero di spermatozoi mobili preparati in laboratorio.
Almeno una tuba deve essere pervia e funzionante e la qualità del liquido seminale deve rientrare entro i limiti stabiliti dal Centro.
Le indicazioni dell’IUI sono:
- oligo-astenozoospermia lieve-moderata;
- disturbi dell’eiaculazione;
- cause disovulatorie;
- endometriosi di grado I-II e casi selezionati di III-IV stadio della Classificazione American Fertility Society (AFS), in particolare dopo intervento chirurgico;
- sterilità cervicale;
- sterilità inspiegata.
Procedura
Di solito la stimolazione ovarica richiede l’impiego di farmaci da utilizzare a partire dai primi giorni del ciclo (entro il 3°giorno) e successivo monitoraggio ecografico e/o ormonale della crescita follicolare e dell’ovulazione.
Sono necessari alcuni esami preparatori. Non sono richiesti esami preoperatori né alcuna preparazione per la procedura.
L’inseminazione intrauterina è una metodica semplice, rapida e indolore che prevede l’utilizzo di un catetere sottile per il trasferimento in utero degli spermatozoi.
La procedura non richiede ricovero né anestesia e viene eseguita, una volta completata la stimolazione ovarica, il giorno successivo al riscontro ormonale del picco ovulatorio spontaneo, o almeno 36 ore dopo la somministrazione di hCGr o hCGhp per l’induzione dell’ovulazione.
Dopo il trasferimento degli spermatozoi alla paziente viene prescritta la terapia di sostegno della fase luteale.
La percentuale di gravidanza di questa metodica è di circa 10-15% per ciclo. Sono consigliabili fino ad un massimo di tre inseminazioni che portano ad una percentuale cumulativa di successo del 30% circa.
Se la stimolazione porta allo sviluppo di un numero eccessivo di follicoli il trattamento può essere sospeso per evitare il rischio di gravidanze multiple.
La verifica dell’eventuale gravidanza (dosaggio beta-hCG ) viene effettuata 12 giorni dopo l’inseminazione.
Procedura AIH IU o IUI: inseminazione intrauterina omologa
In caso di insuccesso i trattamenti possono essere effettuati di seguito, senza pausa tra un ciclo e l’altro.
Prelievo degli spermatozoi
Il partner effettua il deposito del liquido seminale, per masturbazione, lo stesso giorno dell’inseminazione nell’orario stabilito dal Centro e lo consegna al laboratorio per la preparazione degli spermatozoi.
Il prelievo del seme va effettuato preferibilmente presso il laboratorio del Centro.
E` importante attenersi alle istruzioni per la raccolta del liquido seminale fornite dal personale della Sala Biologica, con particolare attenzione alla raccolta in contenitore sterile dopo una accurata detersione dei genitali e delle mani.
Sostegno fase luteale e verifica della gravidanza.
Sostegno fase luteale
Prevede la somministrazione di farmaci la cui posologia è chiaramente indicata dal Medico il giorno dell’inseminazione. Questi farmaci hanno lo scopo di sostenere l’endometrio, cioè la mucosa che riveste internamente l’utero.
I farmaci consigliati sono solitamente ovuli da applicare in vagina. Il sostegno luteale va iniziato, general-mente, la sera stessa dell’inseminazione.
Verifica della gravidanza.
12 giorni dopo l’inseminazione intrauterina, in caso di mancata comparsa del flusso mestruale, la paziente eseguirà un prelievo di sangue per il dosaggio ematico della BhCG, ormone prodotto dalla gravidanza. In base al risultato dell’analisi verrà comunicato alla paziente l’esito della procedura e, conseguentemente, verranno date indicazioni su come proseguire il trattamento.
Il numero massimo di inseminazioni da eseguire è variabile, e viene deciso e discusso congiuntamente alla coppia stessa; in ogni caso, dopo un massimo di 3 cicli di inseminazioni giunti a completamento senza alcun successo si procede ad una rivalutazione con la coppia delle condizioni esistenti o sopraggiunte e ad una nuova proposta terapeutica.
Criteri di Esclusione dai Trattamenti di I Livello
Coppie in cui il partner maschile presenti markers sierologici positivi (determinazione qualitativa) per: EPATITE B e C e HIV; in questo caso è necessario ricorrere a trattamenti di II livello per ridurre il rischio di contagio orizzontale (tra i partner) e verticale (nei confronti del prodotto del concepimento).
FIVET - ICSI
FIVET - ICSI
L’ICSI (Intracytoplasmatic Sperm Injection), ovvero iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo, è una tecnica di PMA (procreazione medicalmente assistita) che consiste nella microiniezione di un singolo spermatozoo direttamente nel citoplasma ovocitario.
Differenze con altre procedure.
Simile per procedimento alla FIVET convenzionale (fecondazione in vitro e trasferimento embrionario), ma con la sostanziale differenza che nel caso dell’ICSI si superano gli ostacoli della fecondazione dell’ovocita. Infatti, mentre nella FIVET l’ovocita viene messo a contatto con gli spermatozoi, di cui uno penetra spontaneamente in vitro nell’ovocita, nella ICSI lo spermatozoo è micro-iniettato, sotto guida Grazie a tale tecnica anche gravi condizioni di infertilità risultano essere trattabili, anche quei casi in cui il numero e la motilità degli spermatozoi risultano a livelli minimali.La diagnosi genetica preimpianto (PGD o PGS)
È la forma più precoce di diagnosi prenatale e consente di analizzare l’assetto genetico degli embrioni ottenuti da un ciclo di PMA, prima del loro trasferimento in utero, consentendo quindi di reimpiantare solo quelli geneticamente e clinicamente sani. Esistono differenti applicazioni cliniche della diagnosi genetica preimpianto: La PGD (Preimplantation genetic diagnosis) identifica le malattie genetiche di cui la coppia è portatrice (es. anemia mediterranea, fibrosi cistica) o i difetti strutturali dei cromosomi (es. traslocazioni). La PGS (preimplantation genetic screening) identifica le aneuploidie embrionarie (corretto numero dei cromosomi).Indicazioni alla diagnosi genetica preimpianto:
- età materna avanzata > 36 anni
- presenza di anomalie cromosomiche in un precedente materiale abortivo
- fattore maschile severo
- abortività ripetuta (>2/3 aborti)
- falliti tentativi di impianto (>3 precedenti embrio transfer di embrioni di alta qualità e morfologicamente normali)
- mosaicismo cromosomico
Trattamenti di II Livello
Definizioni- FIV-ET: trasferimento degli embrioni in utero, dopo fertilizzazione in vitro degli ovociti prelevati sotto guida ecografica per via transvaginale.
- ICSI: trasferimento degli embrioni in utero, dopo microiniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo negli ovociti (denudati), prelevati sotto guida ecografica per via transvaginale.
- MESA (prelievo epididimale degli spermatozoi) e TESE (prelievo testicolare degli spermatozoi) sono tecniche microchirurgiche per ottenere degli spermatozoi qualora non sia possibile trovarne nel liquido seminale (azoospermia).
- Ostruzione tubarica bilaterale
- Endometriosi pelvica moderata-severa (III-IV grado)
- Fattore maschile moderato-severo (ICSI se < 500 mila spermatozoi nell’eiaculato dopo capacitazione)
- Fallimento cicli di inseminazione intrauterina
Fasi del Trattamento
Blocco ipofisario e stimolazione ovarica con monitoraggio ormonale/ecografico- Induzione dell’ovulazione L’induzione controllata dell’ovulazione consiste nella somministrazioni di farmaci che agiscono a livello ovarico stimolando la produzione di follicoli.Nelle tecniche di Fecondazione in Vitro i farmaci impiegati sono rappresentati essenzialmente dalle Gonadotropine La dose di gonadotropine impiegata viene stabilita sulla base di programmi individualizzati in rapporto alle caratteristiche cliniche della paziente finalizzando la stimolazione alla produzione di un numero di follicoli più elevato rispetto alla IUI, ciò in quanto il rischio di gravidanza plurima dipende essenzialmente dal numero di embrioni che si decide di trasferire successivamente e non dal numero di ovociti. D’altra parte tale dosaggio deve comunque essere limitato al fine di ridurre il rischio di insorgenza di importanti effetti collaterali quali essenzialmente la Sindorme da Iperstimolazione Ovarica. Al fine di evitare una ovulazione prematura in corso di stimolazione ovarica viene eseguita la cosidetta soppressione ipofisaria che consiste nella somministrazione di farmaci che bloccano l’attività dell’ipofisi, cioè della ghiandola che regola l’attività dell’ovaio, facendo sì che quest’ultima dipenda esclusivamente dai farmaci somministrati in corso di stimolazione. Attualmente i farmaci impiegati per la soppressione dell’ovulazione sono rappresentati dagli “analoghi del GnRH” (Decapeptyl, Enantone, Fertipetyl) e dagli “antagonisti del GnRH” (Orgalutran, Cetroti-de). Tali farmaci possono essere somministrati sottoforma di “preparati depot”, cioè somministrazioni singole ad effetto prolungato, o sottoforma di preparati ad emivita breve che richiedono somministrazioni giornaliere. Lo sviluppo follicolare viene quindi monitorato mediante controlli ecografici ripetuti e dosaggi dei livelli di estradiolo fintanto che i follicoli di maggiori dimensioni non abbiano raggiunto un diametro medio superiore ai 17-18 mm allorchè viene somministrata una dose di Gonadotropina Co-rionica (Gonasi, Profasi, Pregnyl, Ovitrelle) pari a 5.000 – 10.000 UI per conseguire la matura-zione finale degli ovociti.
- Prelievo ovocitario e pretrattamento del liquido seminale Il prelievo degli ovociti (pick-up ovocitario) costituisce la seconda fase della procedura di Fecondazione in Vitro. Esso viene eseguito tra le 35 e le 37 ore dopo la somministrazione di una dose di gondotropinacorionica (Profasi – Gonasi – Ovitrelle – Pregnyl) la quale ha lo scopo di indurre la maturazione finale degli ovociti. Tale procedura viene eseguita per via transvaginale eco guidata, in sedazione profonda o in anestesia locale a livello dei fornici vaginali, permettendo alla paziente di tornare autonomamente al proprio domicilio già dopo una, due o-re dall’intervento. Nel complesso la procedura ha una durata di circa 10 -15 minuti e necessita di ricovero in regime di Day Surgery. Il prelievo viene eseguito mediante un apposito ago montato sulla sonda ecografica transvaginale per mezzo del quale vengono raggiunte le ovaie ed aspirato il contenuto dei follicoli con conseguente raccolta degli ovociti in essi contenuti. Il liquido follicolare aspirato viene immediatamente portato in laboratorio ed esaminato per verificare la presenza degli ovociti ed il loro grado di maturazione. La coppia deve essere a conoscenza del fatto che il numero di ovociti idonei alla fecondazione può non corrispondere al numero di follicoli osservati durante il monitoraggio ecografico, nonché l’ovocita può non essere idoneo alle procedure successive. Il partner effettua il deposito del liquido seminale (laddove si utilizzi materiale a fresco) il mattino dello stesso giorno del prelievo ovocitario nell’orario stabilito dai biologi del Centro e lo consegna al laboratorio per la preparazione degli spermatozoi.
- Fecondazione in vitro: FIV-ET FIV-ET è un acronimo per fecondazione in vitro-embryo transfer, ed è il procedimento attraverso il quale un ovocita viene fecondato da uno spermatozoo al di fuori del corpo (in vitro), per produrre embrioni. È un trattamento di procreazione medicalmente assistita di II livello a cui ricorrono le coppie sterili, quando sono falliti (o non sono praticabili) le metodiche di I livello. Gli ovociti fertilizzati vengono mantenuti, in incubatore, in mezzi di coltura idonei dai 2 ai 5 giorni, prima di essere trasferiti nell’utero attrverso un catetere traumatico ed atossico.
Iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo (ICSI)
L’ICSI ovvero iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo (in inglese Intracytoplasmatic Sperm Injection) è una tecnica di PMA (procreazione medicalmente assistita) che consiste nel-la microiniezione di un singolo spermatozoo direttamente nel citoplasma ovocitario.Differenze con altre procedure
Simile per procedimento alla FIVET convenzionale (fecondazione in vitro e trasferimento embrionario), ma con la sostanziale differenza che nel caso dell’ICSI si superano gli ostacoli della fecondazione dell’ovo-cita. Infatti, mentre nella FIVET l’ovocita viene messo a contatto con gli spermatozoi, di cui uno penetra spontaneamente in vitro nell’ovocita, nella ICSI lo spermatozoo è micro-iniettato, sotto guida microscopica, all’interno dell’ovocita.Indicazioni
Tale procedura è indicata nei casi:- oligoastenoteratospermia severa;
- Precedenti cicli di FIV-ET convenzionale con esiti negativi per mancata fertilizzazione;
- Utilizzo di spermatozoi scongelati;
- Azoospermia ostruttiva (utilizzo di spermatozoi ottenuti mediante tecniche di prelevamento chirurgico testicolare o epididimario).